
eccovi, chiaramente col solito ritardo il settimo capitolo.
Psicomachia
Quando l’auto scura sfilò per Viale Carelli, Nikla Vezenkov, seduta sul sedile posteriore, si infilò un paio di guanti di seta nera con movimenti lenti e delicati, le dita stranamente affusolate, avevano l’indice più lungo del medio. Nikla guardò fuori dal finestrino, i profondi occhi blu della stessa intensità del mare del Nord, osservarono stancamente la città all’alba ancora assonnata che appariva sulla destra. Aprì un fascicolo tenuto da clip metalliche e cominciò a leggere un telegramma:
“Ore 9:00 Capitano Burgess. STOP. Distretto 129. STOP.
Assassino a piede libero. STOP. Armato e pericoloso. STOP.”
“Perché io per un banale assassinio?” si chiese per l’ennesima volta quella giornata.
Conosceva le proprie capacità, sapeva perfettamente di essere una delle migliori investigatrici, ma conosceva bene anche i propri difetti in relazione ai piccoli delinquenti, sui quali a volte finiva per accanirsi con ferocia e sadismo.
Le sue opinioni in merito erano contrastanti, da un lato era come se si sentisse sminuita, dall’altro era quasi un privilegio che venisse contattata; persa nei propri pensieri non si accorse che l’automobile era scivolata sino alla centrale: circondata da mura elettrificate e sorvegliata come un bunker era illuminata da un raggio di sole in piena facciata.
Lei attese davanti l’ufficio del capitano sorseggiando una bevanda alla caffeina aromatizzata al cedro -una delle sue preferite- dopo interminabili minuti la porta si aprì ed apparve Burgess che le disse di accomodarsi.
«Buongiorno Sorella Vezenkov. Io sono il capitano Viktor Burgess!» allungò una mano e sorrise.
«Molto piacere.» gli rispose Nikla ricambiando la stretta.
La stanza odorava di cera per mobili, loro erano seduti ad un tavolo di ferro dalla superficie in vetro, una di fronte di fronte all’altro: Burgess muoveva le gambe nervosamente, appariva a disagio, i ciuffi di capelli grigi ai lati della testa erano ritti.
«Cosa c’è di così speciale in questo assassino?»
«In sé nulla.» rispose il capitano.
Giocherellava con un sigaro nero passandolo tra le dita: «Non è molto diverso da molti altri rei a piede libero che popolano la città. I precedenti penali ci sono: spaccio di droga, qualche rissa… ma nulla di pesante, fino all’omicidio. Le spiace se fumo?»
«Faccia pure. Vedo che conosceva la vittima…» disse lei sfogliando alcuni fogli da un fascicolo.
«Marja Ganowski. 56 anni. Per chi la conosceva un’arpia: tirchia, puntigliosa, attaccata al denaro e tremendamente scocciante, così la descrivono i condomini della palazzina di cui lei era proprietaria e dove alloggiava. Non tollerava che si camminasse con le scarpe negli appartamenti, non voleva gente estranea dopo le sette di sera; praticamente un tiranno. Non mi meraviglio che tutti gli abitanti dello stabile abbiano tirato un sospiro di sollievo e gridato al miracolo nel saperla morta.».
Sorrise.
Nikla lo guardò reclinando il capo da un lato come a carpire lo stato d’animo dell’uomo seduto di fronte.
Burgess si sentì pervadere da un brivido lungo la schiena che lo fece ritornare serio.
Si schiarì la gola.
«L’assassino si chiama Dustin Lennan. 31 anni. È stato visto allontanarsi in compagnia di una donna, una cantante da night: Sophie Eis, di anni 25. Sembra sia la sua donna, a quanto ci ha detto il barista dove lei lavorava. Sono riusciti ad eludere i posti di blocco dei miliziani.»
«Capitano non ha ancora risposto alla mia domanda. Perché io?»
«Conosce Leopuld Wajskorg?»
Nikla accennò un sorriso, forse il primo sincero di quella mattina: “Ecco perché io!”
«Il barone Absinth!» affermò.
Burgess annuì: «Cosa sa di lui?»
«In realtà molto poco. Un filantropo, un eccentrico e soprattutto un megalomane. Ha costruito il suo impero come designer di interni e giardini, il suo marchio è molto famoso, e ha agganci ovunque. Non si vede mai al di fuori della sua villa. Corrono voci di un mercato nero controllato da lui che si dice venga aperto nella sua casa di tanto in tanto; ma non si è mai trovato nulla, anche a causa delle coperture di cui gode. Che collegamento ci sarebbe tra lui e questo Lennan?»
«Pare che la coppietta abbia trovato rifugio da lui e che si stia muovendo affinché Lennan e la sua svampita possano varcare i Cancelli!»
«Coraggioso da parte sua. Ha già chiesto i permessi?»
«In un certo senso. Ha inoltrato domanda solo per lui e sua figlia…»
«Cosa ci fa pensare che Lennan e
«Il maggiordomo di Wajskorg!»
«Una spia?» chiese disgustata.
«Un lungimirante!» precisò l’uomo. «Si è presentato qui di sua spontanea volontà, fornendoci le notizie di cui avevamo bisogno.»
«Cosa ha chiesto in cambio?»
«Le solite cose che chiede uno nella sua posizione: copertura.»
«Capitano lei si rende conto che Absinth è intoccabile, e la sua fedina penale appare più pulita del sagrato di una chiesa?»
«Certamente, ma non è lui che vogliamo, né tanto meno la donna. Ci basta mettere le mani su Lennan…»
«Per quale motivo state cercando disperatamente di arrestare quell’uomo? D'altronde lo ha detto lei: non è tanto diverso da tanti criminali a piede libero a cui la polizia ha smesso di dare la caccia…»
«Io non so per quale motivo lei sia stata chiamata, sorella, ma la protezione dei cittadini è indispensabile.» disse lui tergiversando.
«Mi nasconde qualcosa capitano!» non era stata una domanda, ma una affermazione.
Burgess parve congelarsi, si irrigidì divenendo paonazzo, i capelli si drizzarono nuovamente come sotto una scossa elettrica.
«Io…io non sono tenuto a…» balbettò l’uomo.
«Capitano Burgess, la smetta con questa buffonata!» tuonò Nikla affilando lo sguardo, divenuto freddo e penetrante: «Sono una Sorella una della Rendenzione, sa perfettamente che sentiamo una menzogna come fosse un comune odore…e lei puzza!»
L’uomo era terrorizzato dallo sguardo della donna, non sembrava essere accusatore , ma piuttosto pareva conoscere perfettamente ogni sua debolezza, mostrandola come merce in vendita, si sentì nudo, violentato, umiliato, come se improvvisamente tutto il mondo conoscesse il suo segreto; un bambino preso in fallo…e alla fine cedette abbassando gli occhi:
«Harry Wings.» mormorò a bassa voce.
«Perché?» chiese lei.
«Non so precisamente perché, ma sembra che voglia danneggiare la figura di Wajskorg con uno scandalo pubblico, e far sapere che dava copertura ad un assassino è sufficiente per screditarlo dinanzi all’opinione pubblica, e renderebbe noi più popolari!»
«Popolari?»
«Gli episodi di violenza che si stanno verificando in città: la gente impazzisce a caso da un momento all’altro e aggredisce quanti li stanno attorno. Noi siamo incapaci anche solo di trovare una spiegazione, nemmeno i militari con il loro coprifuoco possono fare qualcosa; i cittadini non si sentono protetti…»
«Giochi politici!» esclamò scocciata. «Sono qui per semplici giochi politici!» si alzò senza togliere gli occhi di dosso al capitano: «Vi consegnerò Lennan, capitano, così potrete continuare il gioco delle apparenze con Wings, ma è bene che pensi chi è lei e cosa rappresenta…non giudicherò né accuserò nessuno, ma le consiglio un profondo esame di coscienza: il vostro comportamento è anche causa di questa situazione! E ora se vuole riferirmi l’ora della missione…»
«Le otto.» rispose afflitto Burgess «La verranno a prendere i miei uomini…»
«Bene allora: le auguro una buona giornata!»
Detto questo uscì, lasciando il capitano afflosciato sulla sedia, svuotato e stordito.
“Qual è il tuo segreto Absinth? Cosa c’è dietro a quegli occhiali?”
L’odore della cera per mobili impregnava la stanza aderendo alle mura come carta da parati, il capitano sedeva con uno sguardo torvo, sul difensivo; il sigaro, forse lo stesso osservò lei, gli dondolava tra le labbra, consumato, spento e riacceso più volte.
«Siamo pronti Sorella Vezenkov. I miei uomini la aspettano nel cortile.» disse lui.
«Molto bene capitano, li raggiungerò subito. Ha qualcosa da dirmi?»
«Solo si ricordi di non nuocere ad Absinth. È Lennan ad interessarci…»
«Non tema. Risparmierò Wajskorg, ma non le prometto un lavoro pulito. Cercherò anche di riportare i suoi uomini…vivi!» esclamò sarcastica andando via.
Un altro agente fece fuoco con l’inibitore e Dustin, colpito in pieno petto, cadde riverso sul divano privo di sensi.
«No!» urlò Sophie soccorrendolo.
«Metteteli le manette! Lei, signorina, si tolga dai piedi!»
“Absinth…” lo avvertì alla destra.
«Questa effrazione domiciliare è disdicevole! Chi siete? Esigo una spiegazione!» la voce del barone non sembrava più tanto tranquilla, era senza occhiali, gli occhi erano iniettati di sangue e gonfi, le pupille chiare apparivano in contrasto con l’arrossamento della cornea; gli agenti gli puntarono contro le armi.
Nikla fece cenno di abbassarle: «Barone Wajskorg, non siamo qui per lei, ma per Lennan, ora si faccia da parte e non si immischi con la legge…o dovremmo arrestare anche lei!»
«Me?!» esclamò incredulo. «Può farlo certamente, a patto che lei e i suoi segugi abbiate soldi sufficienti per ripagarmi dei danni morali che vi chiederò quando vi avrò fatto causa vincendola!»
«Barone, quest’uomo è accusato di omicidio!»
«Quest’uomo è mio ospite! E non permetto che i miei ospiti vengano trattati così in casa mia, e ora fuori!»
«E’ fortunato se non la arresto per complicità.»
«Uscite fuori di qui!»
«Lei non si rende conto con chi sta parlando. Non sono un poliziotto, sono…»
«Una Sorella della Redenzione, so bene chi è lei, pur non avendola mai conosciuta, non posso dire piacere di averla conosciuta e non provi ad usare i trucchi del pentimento su di me, sorella, non sono uno sprovveduto.»
«Tu!» disse Nikla ad un agente. «Porta l’auto all’entrata della casa e chiama un’ambulanza per il collega.»
L’agente si avviò verso la porta.
«Non muoverti di un passo!» disse Absinth con voce profonda.
L’uomo si bloccò irrigidendosi, incapace di muoversi.
«Lo lasci andare, barone. Il ragazzo non c’entra, sta svolgendo solo il suo lavoro. Sia ragionevole, non siamo qui per lei, né per la donna…ci serve solo Lennan…» la voce della donna divenne dolce e accomodante: «Sicuramente questo lei lo capisce, barone…sento che non sta bene, questo mal di testa la divora, e agitarsi le farà aumentare solo il dolore, vero?»
Absinth urlò di dolore portandosi le mani agli occhi, sentì i nervi del collo e del cranio infiammarsi, cercò di reagire ma la vista gli si appannava, cercò la mene di Nikla, la trovò e si scagliò contro come un ariete, ma lei resistette e contraccambiò l’urto; il barone si accasciò e rimase fermo sul pavimento immobile.
«Maledetta puttana!» le urlò contro Sophie scagliandosi contro con le mani chiuse ad artiglio, lei la intercettò e le sferrò un pugno allo stomaco, facendola boccheggiare, poi tolse l’inibitore dalle mani dell’agente fermo e le sparò diretta sulla nuca. Si asciugò il sudore dalla fronte ritornando calma. «Sto ancora aspettando l’auto e l’ambulanza!» disse rivolta agli agenti. «Cerchiamo di non fare giorno!».
2 Comments:
Mi sembra che questo "esercizio di stile" stia diventando un romanzo [bello per giunta, e non è cosa da poco].
Non mi affretto nei commenti ne nella lettura, sono al 3°Capitolo [sono indietro... ma mi piace assaporarlo lentamnete]; per ora hai tessuto le trame di una storia noir intrisa di cyberpunk bohemienne con spruzzatine di horror [la sig.ra Ganowski che schiuma, eccezionale] e fantafascismo [tipo Enki Bilal, non mi viene il nome del genere], insomma... WOW!
Sto provando anch'io ad affrontare questi generi, ma uno alla volta! Esercizio, Romanzo, Racconto Semi-Breve o Sbando che sia, HOMPLIMENTS!
Continuerò a seguire, quindi non smettere!
a presto
:n°iZ:
PS: la prima riunione della "Congrega dell'Avvento dell'Era della Libruttola" si terrà a R'lyeh durante la prima decade di plenilunio della Luna Purpurea. Non mancare...
infatti cicciulo, scrivi un sacco per starti dietro...magari una persona che conosciamo noi scrivesse tanto quanto te.... Martin mi sta facendo impazziere e sono appena alla gìfine del primo...cosa mi avete fatto? cosa ne sarà di me? perchè mi avete fatto entrare in questo groviglio di libi droganti perchèèèèèèèèèèèèè?
Post a Comment
<< Home