Monday, October 27, 2008



Ben ritrovati!
Vi sottopongo un esperimento partito da una parola che da il titolo al componimento.
E' il primo ed ultimo compito che ho svolto per un fantomatico "corso di scrittura creativa" a cui avevo deciso di partecipare ma che è stato terribile: avete presente quelle esperienze felliniane dove tutti sono convinti di essere artisti e di poter fare arte e si vantano, adorando e glorificando il proprio ego?
Bene io dopo la seconda lezione sono fuggito a gambe levate, un misto di new-age, esercizi di respirazione (sic!) e presentazione di vecchie che avevano scritto i loro capitoli. Un mia carissima amica ha dato una definizione calzante: "Corso per impiegati di banca frustrati con velleità da scrittori!"
Questo scritto non è stato degnato nemmeno di considerazione, ma chi sene frega?
Buona lettura!

Torchlusspanic

Ich bin! Questo continuo a ripetermi incessantemente, e questo continuano a ripetermi quelli che mi incontrano, non per monito, nè per precauzione, ma solo per un semplice istinto di auto consapevolezza, forse l’ultimo che rimane a quelli come loro... In realtà non esisto realmente, sono solo parte di tutti coloro che ad un certo punto del loro cammino si accorgono in maniera inevitabile di non poter tornare indietro, e nella loro nuova condizione si lasciano a facili isterismi di coscienza...allora arrivo io!


Heidelberg. Una sera di fine estate, sul balcone di una vecchia villa; un uomo siede su una sedia a legno con un libro tra le mani, un piede è poggiato su una panca, sembra gonfio e arrossato da una malattia; i suoi occhi appesantiti vanno di là verso il sole che all’orizzonte infiamma i contorni della Foresta Nera. Una figura identica a quella sulla sedia si avvicina.


Hegel: «Chi sei?»

Torchlusspanic
: «Te stesso!»


Hegel
: «Io sono me stesso!»

Torchlusspanic
: «Guardami, sono quello che chiamate Doppleganger...»


Hegel
: «Ho freddo.»


Torchlusspanic
: «Lo so.»


Hegel
: «Le mie mani tremano, non ho la forza per...»


Torchlusspanic
: «Lo so.»


Hegel
: «Siedi pure, c’è posto qui accanto a me.»


Torchlusspanic
: «Grazie.»


Hegel
: «Sei vero?»


Torchlusspanic
: «Tu cosa dici?»


Hegel
: «Parli, ti muovi...direi proprio di sì.»


Torchlusspanic
: «Allora sono vero!»


Hegel
: « E’ tempo di morire, immagino, che caduta di stile!»


Torchlusspanic
: «Morire? No, io non sono la Morte, sono una forma concreta delle tue paure!»


Hegel
: «Interessante, davvero! E’ per questo che mi assomigli? Ma se sei la mia sintesi, allora, perchè non hai l’aspetto di cavalli neri? O Serpi minacciose? Sono quelle le mie paure!»


Torchlusspanic
: «No. Quelle non sono le tue paure! Le tue vere paure sono quando ti guardi allo specchio, o quando ne rifuggi, con qualche scusa costruita sul momento e presentata al tuo pensare; le tu paure hanno la forma di solchi sulle tue mani, di rughe intorno agli occhi. Di ossa scricchiolanti che ti risuonano nella mente come moniti più antichi di qualunque legge...»


Hegel
: «Sei uno Spirito? Cosa sei? Perchè continui a martoriarmi in questa maniera?»


Torchlusspanic
: «Io non voglio farti del male, non ne ho mai fatto a nessuno, sono solo venuto per ricordarti cosa sei, e cosa non sei più!»


Hegel
: «E cosa non sarei più?»


Torchlusspanic
: «Un Junggeist! Uno spirito giovane. Ti ostini a guardare ai tuoi più cari ricordi legandoli a te proprio come i fazzoletti alle giostre dei cavalieri! Ricordi la furia dei tuoi pensieri e il rumore delle tue memorie come rievochi le guerre a te sacre e care; sei patetico...ti trascini lento e triste come una figura del folclore popolare...»


Hegel
: «Dici di essere me stesso...allora dovresti conoscere il dolore che si prova a guardare fuori dalla finestra e vedere strade che hai percorso sentendole tue, e ora invece sono così distanti e lunghe da sembrarti sconosciute. Sentire il tempo dilatato e scorrere al ritmo lento di una testuggine, eppure ti accorgi di quanto sia tanto il tempo dietro di te e quanto poco quello davanti. Sai cosa si prova a vedere le tue mani tremare e non avere più la forza di spingere un carretto? No, non lo sai, sei solo una semplice essenza e non puoi conoscere quello che proviamo noi. Và via!»


Torchlusspanic
: «Me ne andrò, non temere. Ho provato ad aiutarti, ma non ti interessa, ti giova di più ripassare tutto quello che hai perduto ieri di quello che potrai trovare ora. Addio, se non vuoi accettarmi accettandoti allora sarà un triste vivere per te.»


Hegel
: «Và via Spirito nefasto! La mia è già una triste condizione ed un triste sopravvivere per sopportare di averti accanto.»


Torchlusspanic
: «Vado via, ma sappi che sarò pronto a tornare se solo ti convincerai di te stesso. Addio ancora!»


La figura esce. L’uomo rimane seduto sulla sedia fissando l’orizzonte che ora è divenuto notte. Una smorfia di dolore di dipinge nei suoi grandi occhi chiari, ma muto e silenzioso continua a guardare verso il buio della Foresta Nera.






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