Monday, August 21, 2006


Data la massiccia idiozia che si sta accumulando alla maniera dei rifiuti, e spinto da un lucente pessimismo verso il futuro, un po' di tempo fa ho scitto questo racconto sulla fine del mondo. Premetto che una casa editrice a cui ho sottoposto il testo mi ha risposto: "Spiacenti ma non è il genere di cose che pubblichiamo!" Che poi è il modo gentile per dire: mi fai cahà: tu e il tuo racconto del cazzo...vabbè chissene..!!!!
Buona lettura

EPILOGO:

La fine del mondo era arrivata, e tutto era pronto.
I preparativi erano stati lunghi e la gente si era impegnata sul serio, c’erano stati contrattempi, ma quelli ci sono sempre: qua e là gente che scendeva a manifestare, intralciando il normale corso delle cose, o addirittura casi singoli: c’erano state singole persone che con le loro parole, con i loro gesti (uno ad esempio era rimasto fermo, senza muoversi o parlare, a farsi picchiare) avevano davvero rischiato di mandare tutto a monte.
Eppure ci si era arrivati!
Nonostante tutto questo e altro ancora, la fine del mondo era arrivata.
Ma come tutte le cose che si aspettano con trepidazione, quando essa arrivò, nessuno se ne accorse; tutti dicevano, pensavano, che la cosa sarebbe stata magnifica, superba, qualcosa da ricordare: con botti e luci, suoni e colori: la terra andava in scena per l’ultima volta nella sua più grande interpretazione di tutti i tempi, e tutti i biglietti erano stati ormai venduti e l’umanità intera attendeva in un’unica grande prima fila la prima!
La storia aveva consegnato alla memoria opere che pontificavano (magnificendo) la fine del mondo e forse per questo motivo quando arrivò la vera fine del mondo nessuno se ne accorse.
Ma quando finalmente se ne resero conto, allora cominciarono a glorificarla dappertutto, cominciarono i festeggiamenti a lungo attesi e preparati, dapprima i profeti e i santoni parlarono alle folle dimostrando che quanto avevano predetto si era avverato, se non proprio come avevano vaticinato loro, però, dicevano, almeno si erano avvicinati.
Vennero assunte per l’occasione migliaia di ballerine perchè danzassero la danza della fine del mondo, per non parlare di funamboli, di pagliacci, il cui numero era di gran lunga superiore a tutti gli altri messi assieme.
Tutte le automobili poi vennero tolte dalle strade, perchè fossero sgombre per il pubblico: non più arterie occluse da supposte metalliche, ma semplici sentieri della civiltà, pulite e sopratutto deserte; i più bizzarri allora decisero di andare in giro a cavallo perchè, come riferirono alle televisioni, volevano aspettare la fine con stile e nella maniera più chic possibile e per un breve periodo era davvero strano vedere questi cavalieri del futuro che si muovevano al galoppo.
Le capitali degli stati si misero in contatto diretto le une con le altre, tramite satelliti, maxischermi vennero montati nelle più grandi piazze del mondo, perchè il pubblico potesse vedere come da altre parti festeggiavano l’evento.
Anche le religioni si diedero da fare: davanti le chiese cartelli con offerte di conversioni facevano la loro grassa figura:

Attendete la fine con il conforto divino!
Regalatevi una speranza per l’aldilà
Oggi maxi offerta:
ogni famiglia che si converte avrà in regalo tutti i sacramenti!
Varcate le porte del Nulla illuminati!

E c’è da dire che avevano una grande presa sul pubblico, perchè a frotte arrivavano a convertirsi: c’erano gli atei che all’ultimo momento avevano troppa paura per continuare a credere in loro stessi e preferivano allora cominciare a credere in qualuno altro; poi c’erano quelli che già credevano ma non avevano mai avuto la forza di dirlo in giro (forse troppo orgogliosi) e quindi si sentivano in dovere, illuminati da una luce divina, di confermare il loro credo, forse perchè si erano resi conto che quello vecchio era ormai scaduto.


Allora dappertutto si vedevano episodi commoventi di gente che piangeva per la felicità di aspettare la fine con il conforto supremo: molti si radunavano di pomeriggio a cantare, vestiti di bianco, convincendosi di volersi bene, sino a quando non ritornavano nelle case per i programmi televisivi delle sette sugli ultimi aggiornamenti per i preparativi finali.
L’atmosfera era particolare, la si poteva toccare tutta l’adrenalina e la frenesia che sembrava quasi scorrere a fiumi, nessuno però si lasciava prendere dal panico, tutti erano piuttosto eccitati e non era strano vedere gruppi di persone in mezzo alle piazze che urlavano e cantavano; la televisione aveva annunciato a reti unificate che la fine sarebbe arrivata non a mezzanotte come i romantici e i sognatori credevano, bensì alle tre di un banalissimo mercoledì pomeriggio; i produttori dei programmi della tv dopo aver consultato le previsioni e i pronostici, si erano preoccupati non poco, perchè il giorno e la data non erano certo convenienti per lo share e l’audience, poi però si erano messi a lavorare sul serio, alcuni addiritura non avevano dormito per notti intere escogitando cose originali che tenessero la gente incollata davanti la televisione; poi però si erano detti che con i maxischermi nelle piazze non avrebbero certo corso gravi pericoli, e quindi si rilassarono e ritornarono a dormire sonni tranquilli.
E finalmente arrivò il mercoledì.
A mattino la gente diceva che era un giorno come un altro e che non sarebbe stata una fine del mondo degna di essere tale. Ad esempio, già il sole: pallido, andava e veniva, non riscaldava affatto...insomma non era propriamente una bella giornata, i fatalisti dissero che era inevitabile fosse così, ma nessuno li capì.
Si erano svegliati tutti un po’ confusi: chi si preparava per andare al lavoro, chi spegneva la sveglia messa per l’alba rigirandosi nel letto, le mamme addirittura prepararono i bambini per andare a scuola attente che ogni loro movimento rientrasse nei limiti di tempo.
Ma poi si resero conto che non dovevano fare niente di tutto questo e si rilassarono, preparandosi per la grande festa che li avrebbe atteso per tutto il giorno.
A mezzogiorno tutti si radunarono nelle piazze, mancavano tre ore e già cominciavano i primi episodi di panico: chi si rese conto che in poco tempo tutto non sarebbe più esistito, venne rapito da un attaccamento quasi mistico di materialismo e cominciò ad accusare a caso chi gli stava intorno, scatenando reazioni simili in poco tempo un po’ dappertutto.
Alle tredici cominciò a piovere.
Quelli che non erano troppo presi nel litigare col vicino perchè magari quando si faceva la barba l’attrito delle lame all’ultimo modello (che rilasciava una crema idratante), mandava scariche elettrostatiche che avvicinavano la Terra al Sole...; caddero in ginocchio tra le lacrime perchè dicevano la fine era arrivata in anticipo e che ormai non potevano nulla.
Meno male allora vennero aperti i collegamenrti sui maxischermi, cominciarono i programmi a lungo preparati ma sfortunatamente non servirono ad attirare l’attenzione, la gente non ne voleva sapere di ballerine e battute squallide di omini in doppiopetto, così continuò a piangere o a litigare.
Tutto stava andando per il peggio, dal cielo la pioggia non accennava a smettere, le accuse si facevano sempre più numerose tanto che cominciarono a nascere delle fazioni, per alcuni la causa della fine del mondo era dovuta ai ristoranti di cucina straniera, secondo altri la colpa era dovuta alla quantità enorme di capelli tagliati, che con la loro massa allontanavano la Terra dal suo asse provocando un collasso (i più però si fermavano ai capelli tagliati, perchè troppo difficile capire il resto). Sembrava volessero per forza trovare una giustificazione che li convincesse, che li soddisfacesse, ma proprio non ci riuscivano, e quindi preferivano aggrapparsi al primo vano scoglio che gli si presentava.
Ormai mancava davvero poco, meno di un’ora e ancora non si era riusciti a trovare la vera causa della fine del mondo.
Alle quattordici e trentanove si sentì un urlo tra la folla: una donna riversa sulla piazza assistita da un’infermiera aveva partorito un bambino che piangeva a pieni polmoni tra la gente a metà tra l’indifferente e lo sgomento.
Allora fu il caos: alcuni si inginocchiarono ai piedi del neonato adorandolo come Messia e implorando perdono, altri invece urlarono che era il frutto delle loro colpe e causa primigena, ora manifesta, della distruzione del mondo intero.
Alle quattordici e quarantasette si erano create due fazioni: quelli che vedevano nel bambino la salvezza e quelli che invece ci vedevano la morte certa! Immediatamente arrivarono le televisioni a intervistare la madre che commossa cercava di rispondere alle domande mentre gli enormi schermi mandavano le immagini in diretta mondiale e già c’era chi urlava che la bava del bimbo era miracolosa perchè lo aveva guarito dal mal di schiena cronico e tutti allora a cercare di prenderne un po’ per guarire i propri mali.
Alle tre meno un minuto le campane si misero a suonare, tutti allora rimasero in silenzio a guardare il cielo, aveva smesso di piovere ma si era alzato uno strano vento caldo; il respiro di tutti era fermo, mancava davvero poco, tutto allora vennne affrettato: ai ritardatari davanti le chiese vennero dati conversioni, sacramenti e assoluzioni in massa; chi aveva un rancore tirò un pugno al vicino e subito gli chiese scusa...
Le quindici!
...
Nessuno parlava.
Tutti erano immobili in attesa di qualcosa di non meglio specificato, attesero a lungo ma non accadde nulla.
Nessun botto.
Nessun terremoto.
Nessuna guerra tra angeli e demoni.
Nessun morto a risvegliarsi.
Niente!
Quando si furono stancati di aspettare, delusi e sconfitti, cominciarono a ritornare a casa, forse in tempo per l’edizione straordinaria delle sedici, che li avvertiva e confermava che la fine del mondo non era arrivata.

Alle quindici, un minuto e trenta secondi, in una caverna della Dalmazia e contemporaneamente in una del Carso, una roccia sedimentaria si stacca dal soffito uccidendo due nidiate di protei mettendo fine alla loro specie.

Francesco Lacava
FINE

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